07 settembre 2006

Sulla questione della strategia della cooperazione allo sviluppo.

Da uno sguardo generale sulla cooperazione internazionale allo sviluppo italiana ed europea due limiti, fra i molti, appaiono evidenti:

1. la estrema polverizzazione degli interventi e, frequentemente, casuali, degli enti nazionali e locali, che praticano a vario titolo, politiche di aiuto allo sviluppo e all’emergenza;

2. l’inesistente connessione strategica governativa tra cooperazione allo sviluppo, politica estera e politica commerciale.

L’aspetto più preoccupante del secondo limite sta nell’evidente contraddizione tra la politica commerciale italiana (e dell’Unione Europea) imperniata sul protezionismo e sovvenzione alla produzione ed esportazione dei prodotti agricoli e la politica estera e di aiuto allo sviluppo.

La rottura dei negoziati tra i paesi del Mercosur e dell’Unione Europea e degli Stati Uniti avvenuta a Cancun nel 2004 e le attuali difficoltà a pervenire ad un accordo tra il blocco di questi paesi e l’Unione Europea nell’ambito del Doha Round, sono insite nella doppiezza e all’incoerenza dell’atteggiamento dei paesi sviluppati.

Non si tratta di stabilire a quali condizioni è possibile raggiungere un accordo equo e di reciprocità, ma solo sottolineare che la soluzione sta nel rendere la politica commerciale compatibile con gli obiettivi della strategia dell’aiuto allo sviluppo, onde evitare di togliere con una mano quanto si è dato con l’altra.

In effetti si toglie molto alle possibilità dell’auto-sviluppo sostenibile di paesi o gruppi di paesi con le attuali politiche commerciali aggressive e sovvenzionate da un lato e pratiche protezionistiche dall’altro, politiche che nei fatti vanno ad esclusivo vantaggio delle lobbys interne ai singoli paesi.

Dopo anni di dichiarati impegni alla diminuzione, il 50% del bilancio dell’UE è ancora destinato al settore dell’agricoltura, quando gli stessi addetti al settore non raggiungono le due cifre nonostante l’allargamento dell’Unione a 25 paesi.

La proposta è semplice: il nuovo governo dovrà stabilire un nesso coerente tra politica di cooperazione allo sviluppo e politica estera e commerciale attraverso un organismo interministeriale consultivo che stabilisca coerenza strategica alle politiche verso l’esterno.

In altre parole, il nuovo governo dovrà stabilire un minimo di compatibilità tra le sue politiche all’interno della UE e verso l’esterno, affinché le relazioni Nord – Sud siano finalmente indirizzate verso efficaci e coerenti azioni, al fine di contrastare la crescente divaricazione della ricchezza mondiale, così favorendo efficacia alle azioni per la realizzazioni dell’auto – sviluppo dei paesi del Sud del mondo.

Alberto Tridente, 13.03.06